Ho vissuto la disperazione totale dopo otto anni di dipendenza dall’eroina Con la disintossicazione e un po’ d’interesse superficiale al Vangelo tentai di spezzare le catene del vizio. Abbandonai la terapia ed ebbi una brutta ricaduta, un’altra sconfitta. Accusavo me stesso, dicendo: “Non ce la farai mai!”

Guardandomi intorno, mi rendevo conto che alcuni dei miei vecchi amici erano morti di overdose, altri si erano ammalati psicologicamente ed erano in clinica e altri ancora avevano vissuto un incidente a causa della droga ed erano rimasti handicappati. Nessuno aveva più un barlume di speranza. E nessuno al di fuori ci proponeva delle soluzioni. Un mondo buio, freddo e senza pietà! Dove trovare speranza? Però, ormai avevo conosciuto Dio; la sua luce illuminava la mia disperazione con raggi di speranza.

Finalmente, mi sono arreso a lui. E dopo vent’anni di cammino con il Signore posso dire che egli continua ad aiutarmi nei problemi. Gesù è la mia speranza, nella vita quotidiana, nella famiglia, nel lavoro. Egli è diventato il mio sostegno. Non è soltanto una stampella, ma il sostegno sicuro della mia vita. Mi auguro che anche tu possa esperimentare la speranza viva che Gesù Cristo dona.

Se vogliamo scoprire il vero significato della parola “speranza”, è bene andare a ricercare nell’ebraico e nel greco, le due lingue in cui fu scritta la Parola di Dio. L’ebraico usa i sinonimi attendere, supporre, ritenere, avere fiducia quando si riferisce alla speranza. Esistono due immagini che rispecchiano molto bene il senso più profondo della speranza: una corda molto tesa che, però, non si rompe; quindi speranza significa vivere sotto tensione, ma sopportandola. L’altra espressione, invece, significa: ricominciare daccapo, anche se la corda si è spezzata! Il Messia promesso adempì questa aspettativa il giorno di Pasqua quando risorse. Vinse il potere della morte, dandoci la possibilità di una vita nuova e vittoriosa. Egli, quindi, è la speranza che durerà per sempre.

Harry Pepelnar